Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/157

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la scienza e la vita i5i


quieto, avventuroso, che molto si agita e poco conchiude, senza fermezza ne’ fini e senza serietá ne’ mezzi.

Questa fu la prima prova, nella quale l’influsso della scienza è visibile. Piú che rivoluzione, fu reazione della natura contro la societá, della libertá contro il limite. Ciascuna forza sociale, nell’espansione della sua gioventú, si oltrepassa e si esagera. La religione, che non è di questo mondo, vuol essere questo mondo; lo stato usurpa a sua volta, e usurpa la famiglia, e usurpa il comune, e usurpa la nazione. Anche la scienza è usurpatrice, e invade le altre sfere della vita sociale, e vuole realizzare in quelle sé stessa, alterando la loro natura; vuole formare una societá intellettuale e scientifica, e, come si diceva un tempo, «il regno della filosofia». Ultima forma dello spirito, non è maraviglia che cerchi sé stessa in tutte le altre, e dove non vi si trovi, vi si cacci per forza. Nel suo orgoglio e nella sua inesperienza presunse troppo della sua forza, credette che quello che allo spirito apparisce ragionevole, dovesse e potesse per ciò solo tradursi in atto, e il suo motto fu: «Periscano le colonie, piuttosto che i principii». Le colonie perirono, ma non si salvarono i principii. E cosa avvenne? La scienza perdette il suo credito, quasi fosse ella stata cagione di tutte quelle calamitá, e gli uomini nel loro disinganno rincularono insino al medio evo, cercando salvezza nel catechismo, quasi che fosse cosí facile restituirlo nella coscienza, com’era facile restituirlo nella memoria. Certo, da quel moto indimenticabile molti beneficii sono venuti all’umanitá. La libertá si è fatta via ne’ popoli civili; molti fimi ti artificiali sono caduti; molti limiti sociali sono trasformati; l’autonomia e l’eguaglianza dell’individuo ha generato l’autonomia e l’eguaglianza della nazione, il sentimento di nazionalitá; la scienza, ammaestrata in quella terribile prova, calando dalla sommitá de’ suoi ideali, ed entrando ne’ misteri della vita e nelle vie della storia, assisa sopra tante rovine, si è fatta pensosa, positiva e organizzatrice. L’esperienza ha fruttato. Siamone grati a quel popolo, che fece l’esperienza a sue spese, sul suo corpo e sulla sua anima; a questo martire dell’umanitá, che vi logorò le forze, vi abbreviò la vita; a questo