Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/16

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trarre frutto dalla rovina di quelli, insino a che furono rovinati tutti. E non mancava la chiaroveggenza e non l’opportunitá de’ rimedi, e mai l’ingegno italiano non si mostrò cosí fecondo in ogni maniera d’industrie e di sottili accorgimenti e di espedienti e di progetti ingegnosi: non mancava l’ingegno, mancava la tempra. L’Italia era simile a quell’uomo che nella maturitá dell’ingegno si sente giá vecchio per avere abusate le forze. E non è l’ingegno, ma è il carattere o la tempra che salva le nazioni. E la tempra si fiacca quando la coscienza è vuota, e non muove l’uomo più altro che l’interesse proprio.

Queste cose pensando e mulinando da gran tempo, mi vennero alle mani le opere inedite del Guicciardini, e trovai nella Storia fiorentina, e nelle Proposte, e ne’ Carteggi, e ne’ Discorsi, e ne’ Ricordi tale un tesoro di notizie ed osservazioni, che mi maraviglio non sia l’edizione giá tutta spacciata1, per il gran numero de’ nostri professori e cultori della storia. E mi fecero molta impressione soprattutto i Ricordi da compararsi a quanto di meglio è stato fatto in questo genere. Ciò che la naturale prudenza e la lunga pratica delle cose del mondo e la dottrina e la solitaria meditazione e il salutare raccoglimento ne’ tristi e buoni accidenti della vita potea suggerire ad un sagacissimo osservatore, tutto trovi qui condensato e scolpito con rara energia di pensiero e di parola. E mai non ho capito cosí bene, perché l’Italia fosse allora si grande e si debole, che in questa lettura, dove lo storico con perfetto abbandono dipinge sé stesso, e sotto forma di consigli ti scopre i suoi pensieri e



  1. Anzi mi si dice che gli editori non ne abbiano ancora cavate le spese, e che perciò sieno assai poco disposti a far nuova spesa pubblicando la Storia d’Italia, conforme ad un autografo del Guicciardini che si trova presso di loro. E chi pensi quanto scorretta e in varie parti alterata o interpolata è l’edizione presente, e che scempio ne abbia fatto il professor Giovanni Rosini, per volerla ridurre, come dice lui, a miglior lezione, vedrá di che vantaggio saria aver l’opera tutta di mano del Guicciardini, non purgata dalla censura medicea, e non imbarbarita dal professor Rosini. Ma lo stampare, se in altri paesi più fortunati e piú civili arricchisce, fra noi è impresa cosí rischiosa da pensarci su due volte, anche quando gli editori fossero i nobili eredi dello storico, i conti Piero e Luigi Guicciardini, e l’edizione fosse commessa alla diligenza e alla dottrina di quell’egregio uomo che è il Canestrini.