Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/173

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come la pianta e l’animale e ogni cosa vivente, è in parte quello che lo fa l’ambiente, o il mondo che lo circonda, il tal luogo e il tal tempo.

Certo, nell’Italia meridionale, e anche in Sicilia, non si era del tutto estranei a quel rinnovamento europeo. Una certa fermentazione d’idee c’era negli alti strati sociali, e molti libri nuovi correvano in palese e in occulto, e Voltaire e Rousseau erano in moda sino presso l’aristocrazia, come si vede da una bella satira del Meli. Ma era dottrina astratta, non era ancora coltura, cioè a dire sapere diffuso e penetrato ne diversi strati della società; e quella dottrina in alto, cosi sola, era inetta a mutare l’ambiente, opinioni, costumi, inclinazioni, idee, sentimenti.

Solo la dottrina è efficace quando diviene coltura, quando non è sapere condensato in pochi, ma sparso fra tutti, quando penetra in tutte le classi, e ci vive dentro non come tesi o sentenza, ma come sentimento. (Benissimo) Altrimenti, o Signori, sarà dottrina nuova in ambiente vecchio, e avrete de’ grandi siciliani, ma una vecchia Sicilia, e avrete de’ grandi italiani, ma una vecchia Italia. (Benissimo)

A Palermo in quel tempo c’era in aria del nuovo, ma l’ambiente rimaneva vecchio, e vecchia era la filosofia e letteratura, quale con tanto sfoggio veniva fuori nelle accademie, centri di cervelli oziosi e vani, a similitudine di tante altre nel resto d’Italia, che ci hanno meritato il titolo di popolo accademico. Recitavano sonetti, canzoni, cicalate e dicerie fra gli applausi e battimani di obbligo.

Un giorno salta fuori una nuova Accademia, la «Conversazione galante», presieduta da un principe di Campofranco, uno di quei signori di mezzana coltura, che improvvisava versi, e voleva il suo teatro, voleva gente che gli battesse le mani; e fra quella turba di sonettisti incontriamo ultimo e negletto Giovanni Meli. Aveva allora appena diciotto anni. Ed eccolo enche lui a sonetteggiare, fare canzoni e odi, a imitazione del Frugoni e del Rolli, allora in voga, che mal celavano sotto una pompa artificiale di frasi la vacuità delle idee e la povertà de’ sentimenti.