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due anni —. E mi punse un gran desiderio di quel frutto proibito, e cercai modo di aver la chiave, di aprir quel cassettone, ed il primo libro che mi venne innanzi fu Le Télémaque di Fénelon. (Ilaritá)

Mi parve un nuovo mondo, e mi ricordo che mi gettai a leggerlo con tanto piacere che quel giorno dimenticai proprio di mangiare. Immaginate ora le impressioni pel Meli, quando ebbe in mano quel libro.

In questa doppia scuola, ufficiale ed occulta, durò il Meli sette anni, e di là passò agli studii universitarii senza difficoltà; allora non c’era la licenza liceale, il ponte dell’asino. (Ilaritá)

Anche li aveva studii obbligati e studii graditi. Il padre voleva farne un medico, perché aveva famiglia assai e quattrini pochi. E mentre pareva tutto dietro a chimica e fisica, si dié in occulto allo studio de’ classici, e i chimici e fisici furono Virgilio e Orazio, e Dante e Petrarca, e Ariosto e Tasso, deliziandosi soprattutto di Sannazaro e di Metastasio, che tra’ contemporanei levava maggior grido di sé. Fin qui giunse il Meli. Il movimento impresso da Alfieri, Parini e Foscolo gli rimase estraneo, venne dopo, venne quando l’anima non poteva più ricevere altro. È dello spirito quello che del corpo. Il corpo cresce, cresce, e quando ha preso la sua forma naturale, quel movimento ascendente si arresta, e se acquista maggior volume e peso, la forma riman quella. Cosi nello spirito ci è un movimento ascendente che lo educa e gli dà una forma, e quando l’uomo è formato con tali opintoni e idee e sentimenti e abitudini, tutto quello che vien dopo, non gli sincorpora, ma gli si soprappone (benissimo); avanzerà negli studii, ma rimarrà pur quello, e vede il progresso intorno a sé, e non può entrarci lui, anzi sente un certo dispetto del nuovo e che il mondo cammini senza sua licenza.

Quella fu l’educazione, quella la coltura del Meli; la sua ultima parola fu Sannazaro e Metastasio, e guardò tutto l’altro che venne di poi con una certa impazienza, che rivelava l’interna repulsione.

E quale fu l’ambiente in mezzo a cui visse? Perché l’uomo,