Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/18

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regole, l’esperienza ti dá gli esempli; ma «è fallacissimo il giudicare per gli esempli: con ciò sia che ogni minima varietá nel caso può essere... causa di grandissima variazione nello effetto; e il discernere queste varietá, quando sono piccole, vuole buono e perspicace occhio». E perciò, «quanto s’ingannano coloro che a ogni parola allegano i romani! Bisognerebbe avere una cittá condizionata come era la loro, e poi governarsi secondo quello esempio; il quale a chi ha le qualitá disproporzionate, è tanto disproporzionato quanto sarebbe volere che un asino facesse il corso di un cavallo». Ma il nostro uomo non capita a prendere un asino per cavallo; perché ha da natura «buono e perspicace occhio», e legge pesso un libro suo, che il Guicciardini chiama «il libro della discrezione».

Questo è l’uomo perfetto del Guicciardini, tutto spirito e armato di cosí forti armi, naturali e accidentali. Né è colpa sua che abbia corcienza della sua superioritá, e disprezzi i «vulgari», e, come italiano, stimi barbari tutti gli altri popoli, e, quantunque fortissimi e valorosissimi, confidi di poterli vincere e farli suoi istrumenti con la forza dell’ingegno e della coltura. Chi studii con qualche attenzione in questo tipo intellettuale, cosí com’è uscito dalla mente del Guicciardini, e che risponde generalmente allo stato reale dello spirito italiano a quel tempo, vedrá perché i nostri uomini di Stato giocavano quasi con gli stranieri, a cui si sentivano tanto soprastare per intelligenza e per coltura, e, non che averne paura, confidavano di poterli usare a’ loro fini e a’ loro interessi particolari. — Voi v’intendete di armi, ma non v’intendete di Stato, — dicea con orgoglio Niccolò Machiavelli a un potente straniero.

Il nostro uomo, dotalo di tante forze intellettive, e cosí disciplinale, con quel suo occhio buono e perspicace vede il mondo altro da quello che i volgari sogliono. Non crede agli astrologi e ai teologi e ai filosofi e a tutti gli altri che scrivono le cose sopra natura o che non si veggono, e «dicono mille pazzie: perché in effetto gli uomini sono al bujo delle cose, e questa indagazione ha servito e serve piú a esercitare gl’ingegni che a trovare la veritá». Parla con ironia di «Santa