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Ed eccoci ora innanzi un’altra faccetta del concetto, il Poeta. Argomento trattato da parecchi, e il piú con ragionamenti mescolati d’immagini e di slanci appassionati, spesso bei pezzi di eloquenza, piú che poesia. Il poeta del Meli è quasi solo spirito, si sente e non si vede, vive di poesia, sembra quasi non senta i bisogni materiali, la vita è a lui una festa, e la gode cantando. Concetti non espressi, ma intraveduti, come dietro un velo, e il velo è la cicala. Se non che la cicala non è qui un essere simbolico, un coperchio del poeta, è lei, un essere vivente, nella pienezza della sua personalitá. E n’esce una controfavola, una confutazione della famosa favola eternata da Lafontaine, La cicale et la fourmi. La cicala si sente e non si vede, nascosta la testa dietro una pampina, quasi cortina. È cosí piccola,, e si fa cosí grande col suo canto. Si nutre di rugiada, e pare non abbia corpo, quasi un Iddio. Il passaggiero nelle calde ore della state, ricreato da quelle note, si addormenta dolcemente. Che importa a lei lo sparlare della formica avara, che per vivere stenta la vita? Può rispondere: — Se la vita è stento, tientela, nessuno te la invidia. Ma se la vita è piacere, io me la godo in compagnia delle muse, e non morrò mai tutta. — Particolari deliziosissimi, dove trovi tutta la vita della cicala, e tutto il pensiero di quella vita. Ma cosí esposta non è che l’arido schema, e udite qualche brano, e ci vedrete intessuti i p:u delicati fiori della poesia, tra una melodia di note e una ingenuitá di sentimenti che ti chiamano sulle labbra quel tal riso di soddisfazione innanzi a cosa bella:

                                         Cicaleda, tu ti assetti
Supra un ramu la mattina.
Una pampina ti metti
A la testa pri curtina,
E dda passi la jurnata
A cantari sfacinnata.

     Benchi picciula si tantu
Ti fai granni e quasi immenza,
Propagannu cu lu cantu
La tua fragili esistenza.....