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232 saggi critici


Tutto questo materiale antico preso in sé stesso non sarebbe che un contenuto grezzo e freddo d’un poeta erudito. Ma qui è congiunto con la sua perpetua presenza, ch’egli non può cacciare in nessun modo. Il sentimento personale, quel fondo vivo di mala soddisfazione in un cuore sonnolento, quel senso disperato dell’irrimediabile nella sua infelicitá, quelle vaghe aspirazioni di una fantasia non domata, ti forma qui come un sottosuolo, da cui viene il calore alla superficie. Non sai come, ma nelle disperazioni di Bruto e nei lamenti di Saffo, e nel l’inno di un ignoto amante alla donna che non si trova, senti lui, mescolato con quel contenuto e con quello spirito antico. E non solo è qui dentro il suo stato psicologico, ma il suo speculare, il riflesso de’ suoi studii e della sua dottrina, un’abitudine riflessiva, che lo dispone a sminuzzare, analizzare, investigare le ragioni de’ fenomeni, e raffredda talora il lettore, soprattutto nell’inno alla Primavera e in quello a’ Patriarchi.

Or tutto questo non è senza influsso nella forma. Ciascuna canzone è un edificio compito, per brevitá e semplicitá di sviluppo, per distribuzione e proporzione delle parti. Non c’è niente di gotico in questo edificio, niente di perplesso o di artificioso. La concezione è netta, visibile dappertutto. Si vede l’effetto di una prima ispirazione, che riscalda l’anima e le mette innanzi come di un sol getto tutte le fila della composizione. Ma quando in un altro momento d’ispirazione piglia la penna, e viene all’espressione del suo disegno mentale, egli ruguma, profonda, aguzza, analizza, e con una riflessione importuna accompagna l’opera della sua immaginativa. Onde nasce a volte una visione stanca e torbida, che devi lavorare anche tu per averla chiara. Di questo egli menava vanto, schernendo i lettori comuni che ci capivano poco. Ma io sono peccatore impenitente, e ripeto anche una volta che le cose più belle sono insieme le piú chiare. Quella limpidezza e soavitá dell’espressione, quella felicitá d’impressioni immediate, quella spontaneitá geniale d’esposizione che qua e lá in queste canzoni ti ricorda Leopardi, non è il carattere di questa forma Ci si sente soverchio la lima, e la lima talora non leviga ma