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248 | saggi critici |
Questa è la storia ereditaria di Orsola e figli. Vediamo Antonio.
Sposa una venditrice di castagne, Fina, anima di colomba, corpo di gigante. E vive in casa di lei e a spese di lei. All’una piace il fumetto, all’altro il vino, e si bastonano di santa ragione. Figli simili. Lisa, belloccia, grassoccia, sanguigna come la madre, amica della buona vita come il padre, fu regalata a una signora a Parigi, e lá diviene il modello di ciò che Zola chiamò Ventre de Paris. Gervasia concepita tra l’ubbriachezza e le percosse, di cui portava il segno nella coscia dritta, pallida, sottile, un bel visetto tondo e delicato, visse tra fumetto e amori, correndo le vie, e fu poi l’eroina dell’Assammoir, morta idiota e miserabile. C’è poi Giovanni, robusto come la madre, ineducato come il padre. E chi sa di qual romanzo, ancora a nascere, sará l’eroe Giovanni.
Tutti questi romanzi sono, dunque, una storia ereditaria di due famiglie uscite dalla stessa madre, l’una legittima e l’altra bastarda.
Il carattere comune delle due famiglie, ed ereditario, è l’aviditá, che fa gli uni salire e gli altri scendere, e si sviluppa in mezzo a quadri vivaci della corruttela napoleonica, politica e sociale.
Il romanziere ha voluto cogliere due piccioni a una fava; ha voluto rappresentare il principio ereditario in istoria individuale, e ha voluto servarsi di queste istorie per rappresentare la corruttela pubblica.
V
L’ideale di Zola.
L’interessante in questi romanzi di Zola non è la storia, ma il processo storico. I fatti ci stanno per dimostrale questa veritá formolata da Leibnitz, che il futuro è generato dal pre-