Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/267

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studio sopra emilio zola 26i


materia di osservazioni a profitto della scienza. Come un personaggio gli balza avanti, Zola ti fissa in pochi tratti i suoi caratteri fisiologici e anatomici, e lo segue con l’occhio, studiando con curiositá le gradazioni e lo sviluppo e le ultime forme di quei caratteri. Questa storia di un carattere nel suo lento sviluppo si vede anche nei suoi predecessori, salvo che in lui l’indagine è piú profonda e acuta, e scende ne’ primi fenomeni della materia umana che sono meno osservati, e che pur sono il fatum dell’esistenza, fenomeno dipendente dal sangue ereditario e dal temperamento. Questo è il sottosuolo del romanzo psicologico, smosso appena dagli altri, e penetrato da lui fin nelle ime viscere con nuovo aratro della scienza.

La sua osservazione è compiuta e fin ne’ minimi particolari esatta. Non ci è apparenza di cielo, non accidente di materia, non gradazione o fenomeno cosí fuggevole che gli sfugga. Quando sceglie un soggetto, ha giá nel capo tutto un arsenale di osservazioni raccolte, che sono giá come un terreno solido dove cammina sicuro, dando al racconto un carattere di realtá, che s’impossessa subito del lettore, come di cose vedute e presenti. Indi quella sua abbondanza e pienezza di descrizioni, che sono come una mostra della sua ricchezza, simili a que’ pranzi copiosi ed eleganti, dove il padrone di casa fa pompa di sua opulenza. Viene un punto che il povero convitato dice in cuor suo: — Basta — . E questo avviene anche qui, quando il povero lettore si sente come naufrago in tanta copia di fatti e di accidenti, e non ha lena d’andare innanzi, e ci si addormenta sopra.

Ma l’autore esce sereno e fresco a galla, e ripiglia il racconto con nuova lena. Di rado scorgi in lui segno di stanchezza. Miracoloso nelle descrizioni, potentissimo nelle analisi. La sua originalitá è nelle sfumature o gradazioni, che lo allontanano dagli estremi cari a’ poeti, e lo tengono nella via di mezzo, voglio dire in quella media temperatura, dove trovi caldo e freddo, sanitá e malattia, e col linguaggio comune, virtú e vizio, tutt’insieme, sicché il risultato non è l’uno e non è l’altro, ma è la realtá, come si mostra il piú spesso, un «medium quid»,