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rezzato. Cosí gli venne una costruzione fredda, non derivata dalle vive ed immediate sorgenti della storia, ma dalle preoccupazioni del cervello suo. La sua Ottavia, il suo Seneca, il suo Nerone non hanno niente di vivo, e quella tragedia si ricorda solo per il nome del suo autore.

In tempo piú a noi vicino, quando l’arte avea preso giá forme ed intendimenti più larghi, venne il Cossa, in cui si annunziava l’uomo nuovo, mescolato ancora con l’uomo antico. Il Cossa arrischiò anche sulla scena Nerone; ponendolo sotto la protezione dell’arte, vagheggiò un Nerone artista. Per rendere tollerabili i suoi Neroni, le sue Messaline, le sue Cleopatre, ci appiccicava certe tirate oratorie sulla libertá, sull’Italia, sulla teocrazia, solleticando il patriottismo suo e del pubblico e facendo dell’Italia presente un manto di porpora che ricoprisse la nuditá dell’antica.

Questo è quello che voleva fare il Cossa; ma non è quello che ha fatto. L’artista non fa quello che vuole, perché ciò che vuole appartiene al suo intelletto, ciò che fa appartiene alla sua immaginazione incosciente ed inspirata.

Cossa ci ha dato qualcosa di meglio, un Nerone vivo in un ambiente vivo, la vita sua come vita di tutti, e nella quale per davvero l’imperatore è lui. Nel suo Nerone l’uomo è dimenticato nell’animale. La sua vita è nei suoi istinti, nei suoi appetiti, nelle orgie, nelle libidini, nella materialitá dei suoi godimenti. L’imperatore ci sta, ma come mezzo a variare e raffinare la sua vita di animale. L’artista ci sta, ma che artista? Non profaniamo questo nome: ci sta la velleitá e la vanitá dell’artista (bravo!), gli applausi del circo, le rappresentazioni teatrali, le compagnie degli istrioni. L’artista in lui è una qualità superstite dell’uomo, che serve all’animale (bene!); ci sta come condimento e sapore di quella materialitá stancata ma non sazia, e che voleva essere stuzzicata. Se fosse stato un artista, avrebbe potuto godere un incendio in immaginazione; ma la sua materialitá è tale che non gli basta l’immaginazione, vuole il senso, e per godere un incendio brucia Roma. Era il verista di quel tempo (ilaritá): voleva la cosa nella materialitá della sua esistenza.