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l’ugolino di dante 29

e quando Ugolino solleva la testa, e ei scopre quel teschio da lui guasto, Dante non guarda giá il teschio, ma Ugolino, e gittando in mezzo l’immagine feroce del pasto e facendogli forbire la bocca, usando de’ capelli di quel capo a modo di tovagliuolo, spaventa tanto l’immaginazione, che la tiene colá e le toglie il distrarsi nel rimanente dello spettacolo. Ora chi vuol gustare una poesia, dee rifare in sé quel primo momento creativo del poeta. Ma noi questo canto del conte Ugolino l’impariamo a mente sin da fanciulli, e lo diciamo bello sulla fede de’ maestri; e quando ci si sveglia il senso estetico, è giá troppo tardi, la prima e ingenua impressione è perduta irreparabilmente, e non sappiamo ritrovarla, non ringiovanirla. Raffreddati, non sentiamo, ma analizziamo; l’intero della concezione ci sfugge, e meno ci sentiamo atti a riafferrare l’insieme, piú dimoriamo ne’ particolari, ed allora è ben naturale che noi scopriamo le cervella e il sangue, e ci turiamo il naso. Chi ha virtú di lavarsi da queste seconde impressioni e riverginare il suo senso estetico, non vede qui tendini, nervi e cervella; la fantasia di Dante è rapida e non gliene lascia il tempo; ma rimane come spaventato e annichilito innanzi a quella colossale apparizione, impregnata di odio, e di odio non settario1, ma di uomo e di padre offeso, e sospetta qualche terribile istoria che ha condotto un essere nato di uomo ad atto cosí fuor dell’umano, cosí ferino. Or quando l’uomo in proporzioni cosí ideali occupa la scena, tira a sé l’occhio e l’anima dello spettatore e gli ruba ogni altra vista, ogni altra impressione. E guardate che grandezza di proporzioni Dante ha date a questo Ugolino. Sembra che quel suo atto cosí straordinariamente feroce sia espressione adeguata del suo odio, e basti giá a colpire di terrore la immaginazione; ma no, egli è piú fiero che la sua azione, e si manifesta in quell’atto, e non si appaga, come un malcontento artista che non vede sulla carta il suo ideale e non lo spera. Il dolore di Ugolino è «disperato», non saziato, non



  1. Aroux dice: «toute la haine du sectaire incarnée dans le père altéré de vengeance». Io qui trovo il padre, ma non veggo il settario.