Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/379

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nota 373


nare con la stessa rapiditá delle idee; la storia usci dalle sue vie naturali, fu una corsa vertiginosa, che non ancora ha trovato il suo punto di fermata, lasciando dietro di sé nel suo cammino intelletti dubbiosi, sentimenti ipocriti, caratteri mobili, uno spirito irrequieto, avventuroso, inappagato, che molto si agita e poco conchiude, senza fermezza ne’ fini e senza serietá ne’ mezzi.

Questa fu la prima prova, nella quale l’influsso della scienza è visibile. Piú che rivoluzione, fu reazione della natura contro la societá, della libertá contro il limite. La scienza vi operò non come scienza, cioè con la persuasione e con la maturitá delle idee; vi operò come vita, e, calata ivi dentro dovè soggiacere a tutte le sue condizioni, dovè pigliarne le passioni, i difetti, i caratteri, il bene ed il male. Nel suo orgoglio e nella sua inesperienza presunse troppo della sua forza, credette che quello che allo spirito apparisce ragionevole, dovesse e potesse per ciò solo tradursi in atto, e il suo motto fu: «Periscano le colonie piuttosto che i principii». Le colonie perirono, ma non si salvarono i principii. La scienza, non tenendo conto della materia in cui operava, falli ne’ suoi fini troppo assoluti; perché la scienza opera sulla vita con istrumenti non suoi, ma tolti alla vita, essendo gl’ istrumenti de’ quali si vale gli uomini condizionati e fatti dalla vita cosí e cosí. Cosa avvenne? La Scienza perdette ogni credito, quasi ella fosse stata cagione di tutte quelle calamitá; e gli uomini nel loro disinganno rincularono insino al medio evo, cercando la loro salvezza nel catechismo, quasi che fosse cosí facile imprimerlo nella coscienza, com’era facile imprimerlo nella memoria. Certo, da quel moto memorabile molti beneficii sono venuti all’umanitá. La libertá si è fatta via ne’ popoli civili; molti limiti artificiali sono caduti; molti limiti sociali sono purificati; l’autonomia e l’eguaglianza degl’ individui ha generato l’autonomia e l’eguaglianza delle nazioni, il principio di nazionalitá; la scienza ammaestrata in quella terribile prova, calando dalla sommitá de’ suoi ideali, ed entrando ne’ misteri della vita e nelle vie della storia, assisa sopra tante rovine si è fatta pensosa, positiva e organizzatrice. Siamone grati a quel nobile popolo, che fece l’esperienza a sue spese, sul suo corpo e sulla sua anima, a questo grande martire dell’umanitá, che vi logorò le forze, vi abbreviò la vita; a questo popolo che ha avuto piú difetti che colpe; e la storia punisce sempre i difetti, e risparmia spesso le colpe, perché il difetto è debolezza, e la storia, come la natura, nutre i forti anche colpevoli a spese de’ deboli.

Se nella societá latina la scienza ingoiò piú di quello che poteva assorbire e digerire, se reagendo contro l’abuso del limite, per quella legge di azione e di reazione, che regola il corso non solo della natura, ma dello spirito, abusò a sua volta, facendo forza alla vita, e accelerando ed esagerando la sua azione; altro fu nella societá anglo-germanica. Ivi la scienza rimase una modesta ausiliaria, perché aveva innanzi organismi formidabili, pieni di vita e di prestigio, e di fiducia, e non si mise giá