Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/77

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un dramma claustrale 7i

E perciò egli fugge il mondo e va ai deserto, come a via piú sicura e piú facile di salvazione.

Ciò che move il giovane è la salute dell’anima. Per questo resiste alle lagrime della madre, alle preghiere del padre, a’ sarcasmi del compare, alle privazioni del deserto.

Il sentimento piú elevato di una virtú pura da ogni desiderio di ricompensa, il sentimento del dovere, spogliato di ogni idea accessoria, non è penetrato ancora nella sua coscienza. E qui è la perfezione, nel fare il bene perché è bene, nell’amare Dio perché è Dio, e non perché ti possa ricompensare.

Quando si sente dannato, il demonio lo assale appunto in questo suo lato debole:

                               Che il tuo servire a Dio poco ti vale,
Perché tu sei dannato;...
               

e cerca gittare il dubbio nell’animo del giovane e turbar la sua fede:

                                                                       e questo è suto,
Perché guastasti l’amor naturale,
Abbandonando i tuoi cari parenti,
Onde se’ degno di eterni tormenti.
               

Qui è la crisi del dramma. Il giovane sta saldo. Il sentimento del dovere nella sua purezza si rivela alla sua coscienza. In luogo di almanaccare su’ motivi del decreto divino, come fa il romito tutto turbato, la sua fede nella giustizia di Dio è tranquilla e sicura:

                                    Padre, ben che l’umana intelligenza
Gravata dal peccato intende poco,
Nondimeno io non ebbi mai temenza
Facendo ben d’esser dannato al foco.
               

E non solo la sua fede rimane intatta, ma anche la sua volontá, disposto a servire Dio e fare quello che gli piace, dovesse anche andare nell’inferno:

                               Ché sol nella mia mente si disia
Di star dovunque a lui piace ch’io sia.