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vi. situazioni petrarchesche | i09 |
lui sono portati al di fuori e personificati. La ragione è un personaggio eloquente e gli fa un bel discorso; il senso non parla, ma opera, lo stimola, lo incalza, non gli lascia mai tregua. Com'è naturale, le parole restano parole, ed il senso vince. Il poeta si vede la morte allato e le corre incontro; soggiace non per errore, ma per debolezza. Il concetto di tutta la poesia lo trovate nell'ultimo verso, secondo il solito, in forma di sentenza, traduzione felice del noto: video meliora proboque, deteriora sequor:
E veggio 'l meglio ed al peggior m'appiglio. |
Ma questa generalità è la scorza della poesia; il vero interesse è nel contenuto, in quello che la ragione dice e in quello che il senso fa: perché, sotto l'apparenza d'una lotta tra due
Né so che spazio mi si desse il Cielo, E veggio 'l meglio ed al peggior m'appiglio. E veggio 'l meglio ed al peggior m'appiglio. Quando novellamente io venni in terra A soffrir l'aspra guerra Che 'ncontra a me medesmo seppi ordire; Né posso 'l giorno che la vita serra Antiveder per lo corporeo velo: Ma variarsi il pelo Veggio, e dentro cangiarsi ogni desire. Or ch'i' mi credo al tempo del partire Esser vicino o non molto da lunge, Come chi 'l perder face accorto e saggio, Vo ripensando ov'io lassai 'l viaggio Dalla man destra, ch'a buon porto aggiunge; E dall'un lato punge Vergogna e duol, che 'ndietro mi rivolve; Dall'altro non m'assolve Un piacer per usanza in me si forte, Ch'a patteggiar n’ardisce con la morte. Canzon, qui sono; ed ho 'l cor via pit freddo Della paura, che gelata neve, Sentendomi per ir senz'alcun dubbio; Che pur deliberando, ho volto al subbio Gran parte omai della mia tela breve: Né mai peso fu greve Quanto quel ch'i’ sostegno in tale stato; Che con la morte a lato Cerco del viver mio novo consiglio, E veggio 'l meglio ed al peggior m'appiglio. |