Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/13

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introduzione 7


turale, la sua anatomia, la sua fisiologia, la sua fisica e la sua metafisica. Come il pensiero si è andato a poco a poco alzando nell’interpretazione della natura, cosí la critica dalle forme piú palpabili e piú grossolane della produzione artistica è salita di mano in mano sino alla forma, sino a quell’uniti immediata ed organica del contenuto, in cui è il secreto della vita. Lá il critico può sentirsi uno con l’artista e col suo lavoro, può ricrearlo, dargli la seconda vita, può dire con l’orgoglio di Fichte: — Io creo Dio!

La critica è la fisonomia di questo secolo. Nelle produzioni piú spontanee di questi tempi tu senti la critica. Essa ha rinnovati tutti i giudizii, ha modificate tutte le impressioni, ha levata a grande altezza la coltura generale. Niente ha potuto sottrarsi alla sua azione, da Dio sino all’infima delle sue creature.

In questo mondo rinnovato i nostri scrittori, i nostri artisti hanno pur dritto di entrare. Molto si è fatto; ma qui è il caso di dire: «Il y a quelque chose à faire».

Pagine interessanti sono state pubblicate sui nostri scrittori, specialmente da critici stranieri; e n’è nata fra noi una critica di seconda mano, dove trovi accumulati pregiudizii vecchi e nuovi, e in istrano miscuglio i piú alti risultati della speculazione moderna e le idee piú grossolane e piú trite dell’antico empirismo. Noi siamo in religione, in politica, in arte, in giurisprudenza, come quell’essere che non è nero ancora e il bianco muore, in uno stadio troppo lungo di transizione, dove il nuovo poco si studia e il vecchio poco si cerne, componendo cosí una specie di olla podrida, in cui le piú stupide tradizioni vivono in buona compagnia con le piú ardite innovazioni. Chi getti uno sguardo sulle nostre leggi, sulle nostre pretese riforme, sui tanti indirizzi governativi che s’incrociano e si negano a vicenda, su’ concetti contradittorii e vaghi dello stesso uomo politico da un di all’altro, sulle nostre storie letterarie, su’ nostri programmi scolastici, su’ nostri libri di filosofia e di letteratura, toccherá con mano questa confusione delle menti, questa superficialitá e indigestione di studii, e non si meravi-