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8 saggio critico sul petrarca


gli era se a noi cosí poco abbondi il concetto e la coscienza di quello che vogliamo e di quello che facciamo.

Di questa confusione non è difficile trovare i vestigi anche nella critica del Canzoniere, dove accanto alle analisi di Foscolo o di Macaulay e alle artificiose costruzioni di Rossetti o Aroux, non mancano le reminiscenze di Muratori o Castelvetro e le superficialitá di Tiraboschi o Ginguené.

E n’è venuta la confusione delle lingue, un Petrarca ermafrodito, ora nobile patriota, fiero carattere, scrittore di altissime liriche, ora effeminato, manierato, artificioso; ora amante appassionato e addolorato, ora amante platonico, ora amante da burla.

Questi mezzi giudizii nascono da mezze critiche, da critiche che considerano il Canzoniere sotto questo o quell’aspetto, ma non nel suo insieme, non nella sua sostanza.

V’è una critica elementare e utilissima, che mira alla semplice interpretazione, come è il modesto comento al Canzoniere del sommo Leopardi. Questa critica può illustrare e spiegare un lavoro, non lo può giudicare.

Vi è una critica tutta esterna, che raccoglie e fa un bel mazzo delle forme di dire piú elette, o de’ concetti piú peregrini. Anche questa critica è incompetente a dar giudizio di un lavoro d’arte.

Vi è un’altra critica, che studia le qualitá dello scrittore e si riassume nel celebre motto: «lo stile è l’uomo». Questa critica, in cui sono eccellenti i francesi, non ci può dare essa pure che mezzi giudizii.

E vi è una critica che prende a considerare in sé stesso il contenuto, e ne fissa il concetto e le leggi e la storia. Anche questa critica mena a mezzi giudizii.

Queste sono, prese insieme, una specie di critica preparatoria, materiali per la critica, anzi che la critica essa medesima.

Una storia della critica è uno de’ lavori importanti che restano ancora a fare. E si vedrebbe che molte sue forme sono provvisorie, parziali, inette a produrre giudizii interi e definitivi.

Nessuno che abbia studiato anatomia si crede atto a giudi-