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i2 saggio critico sul petrarca


i lumi rettorici del Petrarca. E questa critica è antica. Ma la critica moderna forma un’altra specie di petrarchismo, quando prende per base dell’arte il concetto platonico, che, ringiovanito, rabbellito, sotto forme piú profonde e piú seducenti, si è insinuato ne’ nostri libri e nelle nostre scuole e corrompe arte e gusto.

Secondo questa scuola, il reale, il vivente è arte, in quanto oltrepassi la sua forma e riveli il suo concetto o la sua idea. Il bello è manifestazione dell’idea. L’arte è l’ideale, «una certa idea». Il corpo si assottiglia e diviene innanzi alla contemplazione dell’artista ombra dell’anima, «il bel velo». Il mondo poetico è popolato di fantasmi, e il poeta, l’eterno rêveur, vede un po’ come l’uomo brillo, vede i corpi ondeggiargli innanzi e perdere i contorni e trasformare gli aspetti. Non solo i corpi si assottigliano a forme o fantasmi, ma le forme e i fantasmi essi medesimi diventano libere manifestazioni di ogni idea e di ogni concetto. La teoria dell’ideale è stata spinta sino all’ultima sua vittoria, alla dissoluzione dello stesso fantasma, al concetto come concetto, divenuta la forma un mero accessorio.

Son queste le idee che fanno il giro del mondo, e non è a maravigliare che con questo indirizzo il poeta opera come critico: parte da preconcetti, disprezza troppo le forme e le tratta quasi come semplici istrumenti del suo pensiero, e talora, in luogo di persone vive, ci dá allegorie, simboli, astrazioni.

Cosi è avvenuto che il vago, l’indeciso, l’ondeggiante, il vaporoso, il celeste, l’aereo, il velato, l’angelico è salito in onore nelle forme dell’arte; e nella critica è in voga il bello, l’ideale, l’infinito, il genio, il concetto, l’idea, il vero, e il sovrintelligibile, e il soprasensibile, l’ente e l’esistente, e tante altre generalitá, gittate in formole barbare quasi come le scolastiche, dalle quali a cosí gran fatica eravamo usciti.

L’uomo sano e forte non si propone mai un di lá irraggiungibile, una certa idea, un non so che, una qualche cosa, un obbiettivo indistinto e confuso, decorato col nome d’ideale. Egli ha in vista uno scopo chiaro, ben circoscritto, quello solo che si sente la forza di ottenere. Agli sciocchi par gran cosa