Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/22

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i6 saggio critico sul petrarca


bilizzato come in acqua stagnante; e senti ancora l’ideale e l’essere e il concetto e il bello e il buono e il vero, e parole simili, stanca ripetizione di un tempo che fu. Ciò che era scuola, oggi è Arcadia; e ciò che era eloquenza, oggi è rettorica.

Non si può dir quanto male faccia questo ideale postumo. Ne nasce un distacco profondo tra il pensiero e la vita. Nell’anima de’ giovani si generano concetti e desiderii inattuabili e con la coscienza di non potersi attuare: di qui una pratica altra dalla teoria, e tanto orgoglio di principii, quanta bassezza e codardia di opere. Altrove sarebbe questa la falsitá in permanenza; presso di noi si confessa cinicamente ed è tenuta cosa naturale. Ci è nell’anima, frutto di mala educazione, come un doppio essere, lo scolare e l’uomo, in buonissima compagnia: l’uomo è fiacco e indulgente, ma si tien caro lo scolare per la sua comparsa in pubblico. Educato a porre troppo alto la mira, ve la tien su a pompa e a cerimonia; e non si esercita a colpire, non acquista il sentimento e l’abito della forza, né la coscienza della misura, non prende in serietá quello che pensa o desidera, e si avvezza non ad operare, ma a vuoto fantasticare. Riempiendo la mente di non so che, e di non so come, di concetti mal definiti e di forme mal limitate, e sotto nome d’ideale appagandosi dell’indefinito e dell’astratto, i piú eletti ingegni cadono in un certo vagabondaggio, per il quale i pensieri scappano in qua e in lá in tutte le direzioni senza trovar mai il centro ove fissarsi. Conosco giovani che a trent’anni non sanno ancora quello che si debbano fare della vita, o del cervello; e senza indirizzo chiaro e stabile nel pensiero e nell’opera, posti a cavallo tra due generazioni, cavalieri erranti spostati, non sanno assimilarsi l’una né precorrere all’altra, e vivono come avventurieri, deridendo e derisi. Per Dio! in altri paesi a diciotto anni si è giá un uomo e si ha vergogna di esser chiamato un giovane, e si guarda giá diritto innanzi a sé, e si prende la via, e non si torce l’occhio a dritta ed a manca. Vogliamo noi dunque ancora fanciulleggiare, uomini con tanto di barba, con l’ideale, e le forme sottili, e i veli trasparenti, e il Deus in nobis, e Amore «che detta den-