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174 storia della letteratura italiana


E la sua storia è la progressiva vittoria dello spirito, la costui consapevolezza e libertá sotto le forme in cui vive, il suo successivo assottigliarsi e scorporarsi e idealizzarsi sino a Dio, assoluto spirito, la Veritá, la Bontá, l’Unitá, l’ultimo Ideale. Il concetto dantesco, lo spirito che abita per entro al suo mondo, è dunque la progressiva dissoluzione delle forme, un costante salire di carne a spirito, l’emancipazione della materia e del senso mediante l’espiazione e il dolore, la collisione tra il satanico e il divino, l’inferno e il paradiso, posta e sciolta. Omero trasporta gli dèi in terra e li materializza; Dante trasporta gli uomini nell’altro mondo e li spiritualizza. La materia vi è parvenza; lo spirito solo è; gli uomini sono ombre; i fatti umani si riproducono come fantasmi innanzi alla memoria; la terra stessa è una rimembranza che ti fluttua avanti come una visione; il reale, il presente è l’infinito spirito; tutto l’altro è «vanitá che par persona». Questo assottigliamento è progressivo: il velo si fa sempre piú trasparente. L’Inferno è la sede della materia, il dominio della carne e del peccato: il terreno vi è non solo in rimembranza, ma in presenza; la pena non modifica i caratteri e le passioni; il peccato, il terrestre si continua nell’altro mondo e s’immobilizza in quelle anime incapaci di pentimento: peccato eterno, pena eterna. Nel Purgatorio cessano le tenebre e ricomparisce il sole, la luce dell’intelletto, lo spirito: il terreno è rimembranza penosa che il penitente si studia di cacciar via; e lo spirito, sciogliendosi dal corporeo, si avvia al compiuto possesso di sé, alla salvazione. Nel Paradiso l’umana persona scomparisce, e tutte le forme si sciolgono ed alzano nella luce; piú si va su, e piú questa gloriosa trasfigurazione s’idealizza, insino a che al cospetto di Dio, dell’assoluto spirito, la forma vanisce e non rimane che il sentimento:

                                                                       ...Tutta cessa
mia visione, ed ancor mi distilla
nel cuor lo dolce che nacque da essa.
     Cosi la neve al sol si disigilla;
cosí al vento nelle foglie lievi
si perdea la sentenzia di Sibilla.