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vii - la «commedia» | 231 |
e girerommi, Donna del del, mentre che seguirai tuo Figlio e farai dia piú la spera superna, perché li entre. — Cosi la circulata melodia si sigillava, e tutti gli altri lumi facean sonar lo nome di Maria... E come fantolin che inver’la mamma tende le braccia, poi che ’l latte prese, per l’animo che infin di fuor s’infiamma; ciascun di quei candori in su si stese con la sua cima, si che l’alto affetto, ch’egli aveano a Maria, mi fu palese. Indi rimaser li nel mio cospetto, «Regina coeli» cantando si dolce, che mai da me non si parti ’l diletto. |
Quella facella è l’angiolo Gabriele, e il coro è angelico. Angioli e beati sono penetrati dello stesso spirito, hanno vita comune: se non che negli angioli la virtú è innocenza e la letizia è irriflessa: plenitudine volante tra’ beati e Dio, che il poeta ha rappresentato in alcuni bei tratti; è un andare e venire nel modo abbandonato e allegro della prima etá, tripudiami e folleggiami con una espansione che il poeta chiama «arte» e «gioco»:
Qual è quell’angel, che con tanto gioco guarda negli occhi la nostra Regina, innamorato si, che par di fuoco? |
L’amicizia o comunione delle anime è detta dal poeta «sodalizio». I loro moti sono danze, le loro voci sono canti; ma, in quell’accordo di voci, in quel turbine di movimenti, la personalitá scompare: è una musica in cui i diversi suoni si confondono e si perdono in una sola melode. Non ci è differenza di aspetto, ma, per dir cosí, una faccia sola. Questa comunanza di vita è il fondo lirico del Paradiso, ma è la sua parte fiacca, perché il poeta, contento a citare le prime parole di canti ecclesiastici, non ha avuta libertá e attivitá di spirito da creare la lirica del paradiso, rappresentando nel canto i sentimenti e gli affetti del