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322 storia della letteratura italiana


quella calma e prontezza e presenza di animo, che ti tenga superiore allo spettacolo: ond’è che il vero uomo di spirito fa ridere e non ride, lui. È questa calma superiore che rende lo spirito padrone del suo mondo e glielo fa foggiare a sua guisa, annodando le fila, sviluppando i caratteri, disegnando le figure, distribuendo i colori.

Lo spirito del Boccaccio è meno nell’intelletto che nell’immaginazione, meno nel cercar rapporti lontani che nel produrre forme comiche. Lo studio, che i suoi antecessori pongono a spiritualizzare, lui lo pone a incorporare. E cerca l’effetto non in questo o quel tratto, ma nell’insieme, nella massa degli accessorii tutti stretti come una falange. Gli antecessori fanno schizzi: egli fa descrizioni. Quelli cercano l’impressione piú che l’oggetto: egli si chiude e si trincera nell’oggetto e lo percorre e rivolta tutto. Perciò spesso hai piú il corpo e meno l’impressione, piú sensazione che sentimento, piú immaginazione che fantasia, piú sensualitá che voluttá. Mancano i profumi a’ suoi fiori, mancano i raggi alla sua luce. È una luce opaca, per troppa densitá e ripetizione di se stessa. Questa maniera nelle cose serie è insopportabile, come nel Filocolo e nell’Ameto, con quelle interminabili descrizioni e orazioni, dove ti senti come arenato e che non vai innanzi. E ti offende anche talora nel Decamerone, quando per esempio si fa parlare Tito o la figliuola di Tancredi con tutte le regole della rettorica e della logica. Ma nel comico questa maniera è una delle sue forme piú naturali, e la prima a comparire nell’arte dopo quella esplosione rudimentale di motti e di proverbi. Perché il comico è il regno del finito e del senso, e le prime sue impressioni sono singolarizzate nelle minute pieghe degli oggetti; dove nel serio le prime impressioni ti dánno allegorie e personificazioni, forme generalizzate nell’intelletto. Questa prima forma del comico è la caricatura.

La quale è la rappresentazione diretta dell’oggetto, fatta in modo che sia messo in vista il suo lato difettoso e ridicolo. Certo, basterebbe metterti sott’occhio il difetto e lasciarti indovinare tutto il resto: un solo tratto di spirito illumina tutto il corpo e te lo presenta all’immaginazione. Ma il Boccaccio non