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Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1912 – BEIC 1806199.djvu/34

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28 storia della letteratura italiana

e attinge le sue immagini non da’ romanzi di cavalleria, ma dalla fisica, dall’astronomia, da’ piú bei fenomeni della natura, con la compiacenza, con la voluttá e l’abbondanza di chi addita e spiega le sue scoperte. I paragoni si accavallano, s’incalzano; ti par di essere in un mondo incantato e passi di maraviglia in maraviglia. Citerò alcuni brani:

     Al cor gentil ripara sempre Amore,
siccome augello in selva alla verdura;
né fe’ Amore anti che gentil core,
né gentil core, anti che Amor, Natura.
Che adesso com’ fu il Sole,
sí tosto fue lo splendor lucente,
né fu davanti al Sole.
E prende Amore in gentilezza loco
cosí propiamente,
come il calore in chiaritá di foco.
     Foco d’Amore in gentil cor s’apprende
come virtute in pietra preziosa;
ché dalla stella valor non discende,
anzi che ’l Sol la faccia gentil cosa...
     Amor per tal ragion sta in cor gentile,
per qual lo foco in cima del doppiero...
Amor in gentil cor prende rivera,
com’ diamante del ferro in la miniera.
     Fère lo Sol lo fango tutto ’l giorno:
vile riman, né il Sol perde calore.
Dice uom altier: — Gentil per schiatta torno: —
lui sembra il fango, e ’l Sol gentil valore.
Ché non dee dare uom fé
che gentilezza sia fuor di coraggio
in dignitá di re,
se da virtute non ha gentil core:
com’acqua ei porta raggio,
e il ciel ritien la stella e lo splendore.

C’è qui una certa oscuritá alcuna volta e un certo stento, come di un pensiero in travaglio, e n’escono vivi guizzi di luce che rivelano le profonditá di una mente sdegnosa di luoghi