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398 storia della letteratura italiana


prette imitazioni, senza alcuna serietá. Dirò un motto di due che tentarono vie nuove, il Trissino e Bernardo Tasso. A tutti e due spiacque il sorriso ariostesco. Orlando e Rinaldo parvero al Trissino, non altrimenti che al cardinale d’Este, delle «corbellerie», fole e capricci di cervello ozioso. Cercando nella storia le sue ispirazioni e in Omero il suo modello, scrisse l’Italia liberata da’ goti. Nella sua intenzione dovea essere un poema eroico e serio come l’Iliade, che chiamasse l’Italia ad alti e virili propositi. Ma il Trissino non era che un erudito, non poeta e non patriota, e non potea trasfonder negli altri un eroismo che non era nella sua anima e nemmeno nella sua arida immaginazione. Di eroico non c’è nel suo poema che le armi e le divise: manca l’uomo. La sua punizione fu il silenzio e la dimenticanza; e il poveruomo, non volendo recarne la colpa a difetto d’ingegno, se la piglia con l’argomento, e prorompe:

                               Sia maledetta l’ora e il giorno, quando
presi la penna e non cantai d’Orlando.
     

Ma l’argomento cavalleresco non valse a salvare dal naufragio Bernardo Tasso, che nel suo Floridante e nel suo Amadigi, piú noto, vagheggiò una rappresentazione epica piú conforme a’ precetti dell’arte e lontana da ciò ch’egli diceva «licenza ariostesca». Non piacque al pubblico, ma piacque a Speron Speroni, come il Girone era piaciuto al Varchi. E il pubblico avea ragione; ché non s’intendeva di Aristotile e di Omero, e non poteva pigliare sul serio gli eroi cavallereschi, si chiamassero Orlando o Amadigi. Bernardo è tutto fiori e tutto mèle: cosi artificiato e prolisso lui, come il Trissino negletto e arido; tutti e due noiosi. Piacque invece l’Orlando innamorato rifatto dal Berni, dove la soverchia e uniforme serietá del testo è temperata da forme ed episodi comici, appiccativi dal Berni. Ma il comico non passa la buccia e non penetra nell’intimo stesso di quel mondo e non lo trasforma; e il Berni mi fa l’effetto di quel buffone nelle commedie, posto li per far ridere il pubblico co’ suoi lazzi, mentre gli attori accigliati conservano la lor posa tragica.