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ii - i toscani | 35 |
Ove potria fuggire dalla sua faccia dura? Terra, fa’ copritura, ch’io noi veggia adirato. . . . . . . . . . Non trovo loco dove mi nasconda, monte né piano né grotta o foresta; ché la veduta di Dio mi circonda, e in ogni loco paura mi desta... Tutti li monti saranno abbassati, e l’aire stretto e i venti conturbati, e il mare muggirá da tutti i lati. Con Tacque lor staran fermi adunati i fiumi ad aspettare. Allor udrai dal ciel tromba sonare, e tutti i morti vedrai suscitare avanti al tribunal di Cristo andare, e ’l foco ardente per l’aria volare con gran velocitate. |
Iacopone non è un’apparizione isolata, ma si collega a tutta una letteratura latina popolare, animata dal sentimento religioso. Lá trovi il Salve regina, e l’Ave maris stella, e il Dies irae, e drammi e vite di santi scritte da uomini eloquenti e appassionati. Anche in volgare comparivano giá cantici e laudi: di Bonifazio papa c’è rimasto un breve e rozzo cantico alla Vergine. I fatti della Bibbia, la passione e morte di Cristo, le visioni e i miracoli de’ santi, i lamenti e le preghiere delle anime purganti, le mistiche gioie del paradiso, i terrori dell’inferno, erano il tèma comune de’ predicatori e rappresentazioni nelle chiese e su per le piazze, sotto il nome di «misteri», «feste», «moralitá». È rimasta memoria di una visione dell’inferno, con la quale Gregorio settimo quando era predicatore atterriva l’immaginazione de’ suoi uditori; ed è visione di un fantastico e di una crudezza di colori che mette il brivido. In Morra, mio paese nativo, ricordo che nella festa della Madonna, quando la processione è giunta sulla piazza, comparisce l’angiolo che fa l’annunzio. Ed è ancora la vecchia tradizione dell’angiolo, che allora apriva la