Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/287

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Questo mutamento nello spirito dovea capovolgere la base della letteratura. Il romanzo e la novella, rimasti generi di scrivere volgari e scomunicati, presero il sopravvento. Al mondo lirico, con le sue estasi, le sue visioni e le sue leggende, il suo entusiasmo, succede il mondo epico o narrativo, con le sue avventure, le sue feste, le sue descrizioni, i suoi piaceri e le sue malizie. La vita contemplativa si fa attiva; l’altro mondo sparisce dalla letteratura; l’uomo non vive piú in ispiri to fuori del mondo, ma vi si tuffa e sente la vita e gode la vita. Il celeste e il divino sono proscritti dalla coscienza: vi entra l’umano e il naturale. La base della vita non è piu quello che dee essere, ma quello che è : Dante chiude un mondo; il Boccaccio ne apre un altro.

Mettiamo ora il piè in questo mondo del Boccaccio. Che vi troviamo? Opere latine di gran mole: una specie di dizionario storico, ove hai tutte le antiche forme mitologiche usate da’ poeti e con le loro spiegazioni allegoriche, e i fatti degli uomini illustri e delle celebri donne; libri tradotti in francese, in tedesco, in inglese, in ispagnuolo, in italiano, di cui si fecero moltissime edizioni, accolti con infinito favore da’ contemporanei, come una nuova rivelazione dell’antichitá. Prima ci erano le enciclopedie e i «fiori» e i «giardini», ove si raccoglieva ciò che gli antichi pensarono in filosofia, in etica, in rettorica : il Boccaccio raccoglie quello che gli antichi immaginarono, quello che operarono. Al mondo del puro pensiero succede il mondo dell’ immaginazione e dell’azione. Vediamolo ora all’opera. Quest’uomo, che ha pieno il capo di tanta erudizione greca e latina, che ammira Dante perché ha saputo molto bene imitare Virgilio, Ovidio, Stazio e Lucano, e a cui di fiorentino è rimasto l’amore del bello idioma e il sentimento dell’arte, è insieme il trovatore e il giullare della corte, rallegrata dalle sue facezie e dai suoi racconti; è l’erede della «gaia scienza»; sa a menadito romanzi francesi, italiani e provenzali, e scrive per sollazzarsi e per sollazzare. Ci erano in lui parecchi uomini non ben fusi : l’erudito, l’artista, il trovatore, il letterato e l’uomo di mondo.