Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/105

Da Wikisource.

xv - machiavelli 99


era il papa. Quando un male diviene cosí sparso dappertutto e cosí ordinario che se ne ride, è cancrena e non ha rimedio.

Tutti ridevano. Ma il riso di tutti era buffoneria, passatempo. Nel riso del Machiavelli ci è alcunché di tristo e di serio, che oltrepassa la caricatura e nuoce all’arte. Evidentemente, il poeta non piglia confidenza con Timoteo, non lo situa come fa di Nicia, non ci si spassa, se ne sta lontano, quasi abbia ribrezzo. Timoteo è anima secca, volgare e stupida, senz’ immaginazione e senza spirito : non è abbastanza idealizzato, ha colori troppo crudi e cinici. Lo stile, nudo e naturale, ha aria piú di discorso che di dialogo. Senti meno il poeta che il critico, il grande osservatore e ritrattista.

Appunto perciò la Mandragola è una commedia che ha fatto il suo tempo. È troppo incorporata in quella societá, in ciò ch’ella ha di piú reale e particolare. Quei sentimenti e quelle impressioni, che la ispirarono, non li trovi oggi piú. La depravazione del prete e la sua terribile influenza sulla donna e sulla famiglia appare a noi un argomento pieno di sangue: non possiamo farne una commedia. Machiavelli stesso, che trova tanti lazzi nella pittura di Nicia, qui perde il suo buon umore e la sua grazia, e mi assimiglia piuttosto un anatomico che nuda le carni e mostra i nervi e i tendini. Nella sua immaginazione non ci è il riso e non ci è l’indignazione al cospetto di Timoteo : c’è quella spaventevole freddezza con la quale ritrae il principe o l’avventuriere o il gentiluomo. Sono come animali strani, che, curioso osservatore, egli analizza e descrive, quasi faccia uno studio, estraneo alle emozioni e alle impressioni.

La Mandragola è la base di tutta una nuova letteratura. È un mondo mobile e vivace, che ha varietá, sveltezza, curiositá, come un mondo governato dal caso. Ma sotto queste apparenze frivole si nascondono le piú profonde combinazioni della vita interiore. L’impulso dell’azione viene da forze spirituali, inevitabili come il fato. Basta conoscere i personaggi per indovinare la fine. Il mondo è rappresentato come una conseguenza, le cui premesse sono nello spirito o nel carattere, nelle forze che lo movono. E chi meglio sa calcolarle, colui vince.