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262 storia della letteratura italiana


Ci s’intravede la nuova critica, che richiama gli spiriti dalle forme alle sostanze, dalle parole alle cose, dal di fuori al di dentro. Di che esempio è lui stesso, che scrive cose nuove e alte nel piú assoluto disprezzo della forma. La sua poesia, nervosa, rilevata, succosa, e insieme rozza e aspra, è l’antitesi di quella letteratura vuota, sofistica e leziosa, venuta su col Marino.

Campanella scrisse infiniti volumi e de omnibus rebus. Nessuna parte dello scibile gli è ignota: scienze occulte e naturali, teologia, metafisica, astronomia, fisica, fisiologia. È un primo schizzo di enciclopedia, un primo albero della scienza. Dovunque fissa lo sguardo, vede o intravede cose nuove. Notabile è soprattutto l’interesse che prende per l’educazione e il benessere del popolo. La scienza fino allora è stata aristocratica, religiosa e politica, rimasta nelle alte cime, piú intenta al meccanismo sociale che al miglioramento dell’uomo. In lui si vede accentuata questa tendenza: che i mutamenti politici sono vani, se non hanno per base l’istruzione e la felicitá delle classi piú numerose. A questo scopo si riferiscono i suoi piú bei concetti: la riforma delle imposte, si che non gravassero principalmente sugli artigiani e i villani, toccando appena i cittadini o borghesi, e niente i nobili; l’imposta sul lusso e su’ piaceri; i ricoveri per gl’invalidi; gli asili per le figliuole de’ soldati; i prestiti gratuiti a’ poveri sopra pegni; le banche popolari; gli impieghi accessi bili a tutti; un codice uniforme; l’uniformitá delle monete; l’incoraggiamento delle industrie nazionali, «piú proficue che le miniere». Lasciare le discussioni astratte, le sottigliezze teologiche, malattia del tempo, e volgersi alla storia, alla geografia, allo studio del reale per migliorare le condizioni sociali, questa è l’ultima parola di Campanella. La prima opera del filosofo, egli dice, è comporre la storia de’ fatti. Ci è giá la nuova societá, che si andava formando sulle rovine del regime feudale. Ci è tutto un rinnovamento sociale, accompagnato, quanto a’ suoi procedimenti, da questo motto profondo : che i moti umani durevoli «son fatti prima dalla lingua e poi dalla spada»; o, in altri termini, che la forza non può fondare niente di durevole, quando non sia preceduta e accompagnata dal pensiero.