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264 storia della letteratura italiana


germanico, dove gli pareva di trovare il contrappeso. La contraddizione era piú profonda nella sua intelligenza, dove ragione e fede contendevano senza possibilitá di conciliazione. Nel suo Soliloquio s’intravedono quegli strazi interiori, che amareggiarono ancora i primi anni del Tasso. La qual contraddizione non risoluta lo tiene in una certa mezzanitá di spirito, e gli toglie quella fisonomia di originalitá e di sicurezza, propria degli uomini nuovi. Non altre erano le condizioni morali dello spirito veneto in quel tempo di transizione. Erano buoni cattolici, ma gelosi della loro libertá, avversi alla curia e soprattutto a’ gesuiti, giá temuti per la loro abile ingerenza nelle faccende politiche, né erano disposti a tener vangelo tutte le massime della Chiesa, specialmente in fatto di disciplina. Con queste disposizioni gli animi doveano essere accessibili alle dottrine della Riforma, né senza speranza i luterani aveano scelto Venezia come loro base di operazione per la diffusione dello scisma in Italia. Sorsero molti opuscoli e trattati in favore e contro; né le dispute religiose poterono esser frenate dall’ Inquisizione, che in cittá cosi difficile procedea mite e rispettiva. Alle contenzioni religiose si mescolavano contensioni di giurisdizione tra il governo e il papa, per le quali non dubitò Paolo quinto di fulminare l’interdetto su tutta la cittá, che sortí un effetto contrario al suo intento: rese ancora piú viva e piú tenace la lotta.

Il personaggio, intorno a cui si raccoglie tutto questo movimento, è Paolo Sarpi, l’amico di Galileo e di Giambattista della Porta, e della stessa scuola. Teologo, filosofo e canonista sommo, non era meno versato nelle discipline naturali : fisica, astronomia, architettura, geometria, algebra, meccanica, anatomia: a lui si attribuisce la scoperta della circolazione del sangue. Mescolato nella vita attiva, non specula, come Bruno e Campanella, e non inventa, come il Galileo; ma scende nella lotta tutto armato e mette le sue cognizioni in servigio del suo patriottismo. Sceglie le sue armi con la sagacia dell’uomo politico anziché con la passione del filosofo e del riformatore; perché il suo scopo non è puramente filosofico o scientifico, ma è pratico, indirizzato a raggiungere certi effetti. Mira a interessare nella lotta i principi,