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xix - la nuova scienza 311



Questo quadro della Chiesa primitiva, accompagnato con tali riscontri, ti dá come in iscorcio tutto il processo della storia. La lotta tra le leggi canoniche e le civili è come il centro di un vasto ordito, che abbraccia tutta la storia della legislazione, illuminata dalla storia de’ governi e delle mutazioni politiche. Vico e Giannone erano contemporanei. Giannone era di otto anni piú giovane. Ma non parlano l’uno dell’altro, come non si conoscessero. Pure lavoravano su di un fondo comune, le leggi, e riuscivano per diversa via alle stesse conclusioni. L’uno era il filosofo, l’altro Io storico del mondo civile. Tutti e due avvocati mediocri, profondi giureconsulti. Vico si tenea alto nelle sue speculazioni filosofiche e nelle sue origini, e non scendeva in mezzo agl’interessi e alle passioni, e passò inosservato. Ma grandissima fu la fama e l’influenza dell’altro, perché scende nelle quistioni piú delicate di quel tempo, ed è scrittore militante, animato dallo stesso spirito de’ combattenti. Parla ardito, e giá con quel motteggio che era proprio del secolo: sente dietro di sé tutta la sua classe e tutti gli uomini colti. La persecuzione fece di lui un eroe, lo confermò nella sua via, lo spinse fino al Triregno, la piú radicale negazione del papato e dello spiritualismo religioso, a volerne giudicare da’ sunti. Il manoscritto fu seppellito negli archivi dell’Inquisizione. Il suo motto era: — Bisogna demolire il regno celeste. — Non gli basta piú la polizia ecclesiastica: vuole colpire il papato nella sua radice, rompendo il legame che stringe gli uomini al cielo. Fa perciò una storia del regno celeste, come prima avea fatto una storia delle leggi ecclesiastiche; e, come questa è il centro di un quadro piú vasto, quella è il centro di un quadro che abbraccia tutta l’umanitá. Mostrare i dogmi nella loro origine, nelle loro alterazioni, nella loro negazione, scuotere la fede nel dogma della risurrezione degli uomini : questo fa con grande erudizione e con sottili considerazioni. Ma l’ambiente in Italia non era ancora tale che vi potessero trovar favore idee cosi radicali, elaborate a Vienna e a Ginevra. La coltura avea sviluppato l’ingegno, ma non avea ancora formato il carattere. In Giannone stesso l’uomo era inferiore allo scrittore. Né i tempi