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PROEMIO. 13

torità più volte il tentasse; lo stampò poi cinque anni dopo la sua morte, e delle cose mie tacque il mio nome, imaginando forse che con l’havere io publicato un’altro Trattato dell’istessa materia; posteriore à quello; non fossi per dare più fuori questo, dal quale era stato fatto il furto: benche io l’havessi accennato in una letteretta à i Lettori: e quantunque (ò vergogna, ò coscienza) il trattenesse dire da se stesso, essere sue quelle inventioni, non si contentò nondimeno d’haverlo con qualche artificio agognando accennato, che per farlo esprimere chiaro, si valse poi del mezzo d’un certo Barbandrocco suo dipendente, con l’occasione di ristampare in un picciolo quaderno il modo di fare i verticali nel [Gio.F.Pal.]proprio sito con uno orizontale, e due fila: ma come che nè l’uno, nè l’altro di loro sapessero delle Mathematiche se non certi principij assai grossolanamente; cosi v’han fatto degli errori, e con essi dato molto bene à conoscere quella non essere farina del lor sacco, e meglio potrà hora vedersi, conferendo quei loro lbri con questo mio, quale posi insieme per sodisfare al


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