Pagina:Dei Sepolcri (Bettoni 1808).djvu/66

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54 epistola

70Son di pennello, ma viventi forme
Quelle ond’ei lo appresenta. — Infra quest’urne
Crudel talento a ragionar di morte
Or ti mena, o Vittorio! A cotal fine
Già non fur poste. E tu venivi un giorno
75Con istinto più mite, e ne traevi
All’alte imprese tue stimolo, e nervi...
Deh il nostro immaginar, Delio, difenda
Propizio Iddio; ch’uomini noi, l’umano
Consorzio, e noi medesmi a cotanto odio
80Non ci rechiam miseramente! A noi
Dolce tristezza, e di laudevoli opre,
Chè il ponno assai, maestre sian le tombe;
E l’inno accompagnam, che te beata
Predica, o pia Firenze: Almi lavacri,
85Odorate convalli, e in sul pendío
De’colli elette vigne; infra gli olivi
Case da lunge biancheggianti, ameni
Silenzj della luna, or chi vi pinse
Altra volta così, che in tanta brama
90Ne accendesse di voi? Nè più leggiadro,
Nè in più cara giammai vista ne apparve
Quel vindice d’Amor candido cigno,
Onde suonan fra noi sì dolci nomi
Sorga, e Valchiusa. Oh te beata, oh molto
95Prediletta dal Ciel, bella Firenze!