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NELLE MALATTIE 45

abbastanza a perturbar chi lo soffre. Sono tratti contro all’umanità e contro alla savia filosofia.

Io non ho giammai veduto il bisogno di scacciar la speranza. Ho veduto anzi sempre il bene, che essa produce producendo il coraggio. Se è mal leggiero, nemmeno i più rigidi persecutori della quiete de’ suoi simili, possono asserire, che non convenga avere speranza, perchè anche non avendola, il lieto fine del male istesso smentisce il lor rigor d’opinare: se è mal grande, perchè se n’ha da accoppiar un altro del cordoglio, o della disperazione? se è immedicabile e mortale, non è egli bene che in mezzo alle angosce, alle orride immaginazioni, ai timori, vi abbia luogo almeno qualche conforto, e qualche aura soave di qualche speranza, la quale talvolta sgombra (anche per breve tempo che ciò sia) o per lo meno dirada la nera caligine e la per-