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commercio ancor esse. Quindi i tre porti maggiori di Triestre, Venezia ed Ancona dobbiam noi considerare come gli emporii più opportuni del Belgio, Francia settentrionale, Alemagna, Austria, gran parte dell’Ungheria e Polonia. Che più? in molte occorrenze arriveranno opportunissimi agli stessi inglesi, quando riunite in una le grandi linee di strade ferrate dall’Atlantico all’Adriatico, potranno speditamente passare pei Belgi, Alemanni meridionali, Svizzeri per fino all’Italia1.

Queste nordiche nazioni però, non saranno soltanto contente di scambiare i propri coi nostrali prodotti nell’Adriatico, ma vorranno accorrere ancora sul Mediterraneo per ivi diffonderli o spedirli all’Asia ed all’Affrica, e da queste trarre ciò che loro abbisogna. Nell’uno e nell’altro caso però ameranno esse di battere quella via che più facile, più breve ed economica si presenti opportunamente ai lor desiderii. E questa via non altra per fermo esser potrebbe che quella la quale ponesse in comunicazione i due mari.

Ove i prodotti del nord vogliansi avviare nel Mediterraneo sia per esservi diffusi, sia per passare nell’Affrica o a ponente d’Italia e d’Europa; è facile il concepire quanto utile sarebbe il traversare dall’Adriatico l’Italia per giungere sull’opposto mare; essendochè la lunga, difficile, pericolosa navigazione attorno alla penisola, sia che si passi pel faro di Messina, sia che si percorra la più sicura e libera linea di altura fra la Sicilia e l’Affrica, non sarebbe eco-

  1. Pontani pag. 18.