Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/200

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— Mi vorrà, poi?

— Eh! Che dice! — balbettò Efix.

— Non esser tanto sicuro! Oh, adesso parliamo sul serio. Ho pensato bene prima di decidermi: lo faccio, credi pure, più per dovere che per capriccio. Che aspetto? Dove vado? Alla mia età una donna molto giovane non mi conviene. Ma questo non importa: insomma ho deciso. Ebbene, non te lo nego: Noemi è bella e mi piace: m’è sempre piaciuta, a dirti la verità. Mah! Che vuoi! La vita passa e noi la lasciamo passare come l’acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca. Mah, lasciamo stare, — aggiunse, battendosi le mani sulle ginocchia e poi alzandosi e poi rimettendosi a sedere. — Quello che adesso importa è di sapere se Noemi accetta. Io farò la domanda come si conviene; le manderò prete Paskale, o il dottore o chi vuole; ma non voglio prendermi un rifiuto, eh, così Dio mi assista, questo no, perbacco! Tu intendi, Efix?

Efix intendeva benissimo, e accennava di sì, di sì, col capo, con gli occhi scintillanti.

— Devo parlar io, con donna Noemi?

Don Predu gli battè una mano sulle ginocchia.

— Bravo! È questo. E prima è, meglio è, Efix! Queste cose non bisogna lasciarle inacidire. Le dirai: «Chi si deve mandare per la domanda ufficiale? Prete Paskale, o la so-