Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/201

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rella, o chi?» Se lei dice di non mandare nessuno, tanto meglio, in fede di cristiano, tanto meglio! Eppoi le cose le faremo presto e senza chiasso: non siamo più due ragazzetti. Che ne pensi? Io ho quarantotto anni a settembre, e lei sarà sui trentacinque, che ne dici? Tu sai la sua età precisa? Oh, poi le dirai che non si dia pensiero di nulla: la casa è pronta, le serve ci sono; pettegole, sì, ma ci sono, e pagate bene. La biancheria c’è, tutto c’è. Le provviste non mancano, eh, così Dio la conservi! Basta, di queste cose poi parleremo con Ester. Solo mi dispiace.... Ebbene, te lo posso dire: che Ruth sia morta così.... Forse anche lei sarebbe stata contenta....

Efix s’alzò. Sentiva qualche cosa pungerlo in tutta la persona, e aveva bisogno di andare, di affrettare il destino.

— Ebbene, aspetta un altro po’, diavolo! Ti darò da bere: un po’ di acquavite? O anice? Stefana, ira di Dio, c’è il tuo pretendente, Stefana!

S’udivano le donne sbattere i mobili con furore. Finalmente la serva anziana apparve, con un tovagliuolo sul capo e un altro in mano, seria e imponente, tuttavia, con gli occhi pieni di rassegnazione ai voleri del padrone. Aprì l’armadio, versò l’anice e guardò Efix con un vago senso di terrore, ma anche per scrutare se egli prendeva sul serio gli scherzi atroci del padrone: ma Efix era così