Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/71

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— Ma se quelli che stanno nelle grandi città vogliono venir qui!

La gente cominciava ad uscire nel cortile; sulle porticine apparivan le donne che si pulivan la bocca col grembiale e poi rincorrevano i bambini per prenderli e metterli a dormire.

Una delle parenti di Grixenda andò dal suonatore di fisarmonica e gli porse una focaccia piegata in quattro.

— E mangia, gioiello! Cosa dirà tua nonna? Che non ti dò da mangiare?

Il ragazzo sporse il viso, strappò un boccone dalla focaccia e continuò a suonare.

Ma nessuno si decideva a cominciare il ballo tanto che Grixenda e Natòlia, irritate per l’indifferenza delle donne, dissero qualche insolenza.

— Si sa! Se non ci sono maschi non vi divertite!

— Ci fosse almeno Efix il servo di donna Ruth. Anche quello vi basterebbe!

— È vecchio come le pietre! Che me ne faccio di Efix? Meglio bello con un ramo di lentischio!

Ma d’un tratto il cane del prete, dopo aver abbaiato sul belvedere, corse giù urlando fuori del cortile e le donne smisero d’insolentirsi per andare a vedere. Due uomini salivano dallo stradone, e mentre uno stava seduto su un piccolo cammello, l’altro si piegava