Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/85

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C’è a Roma un principe che possiede terre quanto tutta la Sardegna, e un altro, uno che s’è fatto grande da sè, che quando succede qualche disastro nazionale offre denari più del re.

— Anche in Sardegna c’è un frate che ha trecento scudi di rendita al giorno, — disse Efix umiliato, ma poi alzò la voce: — dico trecento scudi, intende, vossignoria?

Vossignoria non parve sorpreso. Ma dopo un momento domandò:

— Dov’è? Si può conoscere?

— Sta a Calangianus, in Gallura.

Troppo lontano. E Giacinto, con gli occhi distratti, riprese a narrare delle favolose ricchezze dei signori del Continente, dei loro vizi e delle loro dissipazioni.

— E son gente contenta? — domandò Efix, quasi irritato.

— E noi siamo gente contenta?

— Io sì, vossignoria! Beva, beva e si faccia coraggio!

Giacinto bevette ed Efix scosse poi le ultime goccie sull’erba: le api vi si posarono e tutt’intorno fu un ronzìo di dolcezza.


Ma dopo l’arrivo al Rimedio il ragazzo pareva contento. Aveva abbracciato le zie e le altre donne, aveva mangiato bene e ballato come un pastore alla festa. Adesso dormiva e russava, ed Efix l’aveva veduto poco prima