Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/92

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di maldicenza. E il vostro Giacinto è un bravo ragazzo: viene a messa e alla novena. Ben educato, affabile. Ma mi raccomando, attenzione!

Le serve del prete corsero fuori per aiutare don Predu a scaricar le bisacce, mentre le altre donne affacciavano i visi pallidi alle porticine e il cane, dopo aver un po’ abbaiato, si slanciava alto davanti al cavallo quasi volesse baciarlo.

— Piano, donne! — disse don Predu. C’è dentro le bisacce qualche cosa che si rompe a toccarla, come voi....

— La tocchi la saetta, don Predu! — imprecò Natòlia, pur guardandolo con occhi languidi per tentarne la conquista. Ah, se le riusciva! Si sarebbe così vendicata di Grixenda, che si era preso tutto per sè lo straniero.

Grixenda a sua volta sembrava eccitata per l’arrivo di don Predu.

— Quello, vede, — disse sottovoce a Giacinto, mentre attraversavano il cortile, — quello, suo zio, è un uomo che si diverte e spende, nelle feste. Non sta melanconico come lei! Cento lire ha, cento lire butta, così!

Prese un po’ d’acqua con le dita, e gliela buttò sul viso, senza ch’egli cessasse di sorriderle con gli occhi dolci pieni di desiderio, mostrandole fra le labbra rosee i denti bianchi quasi volesse morderla.