Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/91

Da Wikisource.

— 83 —

— Si divertono? — domandò Efix, deponendo la bisaccia ai piedi delle sue padrone. — E lui?

— Balliamo sempre, — disse donna Ester, e donna Ruth si alzò per riporre la roba.

Di Giacinto parlò commossa l’usuraia.

— Che giovane affabile! Di poche parole, ma buono come il miele. Si diverte come un bambino e viene qui a mangiare il mio pane d’orzo. Eccolo che adesso ritorna con Grixenda dalla fontana.

Si vedevano infatti in lontananza, tra il verde delle macchie, lui alto e verdognolo, lei piccola e nera, tutti e due con in mano le secchie scintillanti che di tanto in tanto si toccavano e di cui l’acqua, traboccando, si mischiava e sgocciolava. E i due pareva provassero piacere a quel contatto perchè guardavano le secchie a testa bassa e ridevano.

Efix ebbe un presentimento. Andò su dal prete a portargli un cestino di biscotti, regalo di una paesana, e vide di lassù don Predu, indugiatosi ad abbeverare il cavallo alla fontana, raggiungere Giacinto e Grixenda e curvarsi a dir loro qualche cosa. Tutti e tre ridevano, la fanciulla a testa bassa, Giacinto toccando il collo del cavallo.

— Efix, — disse il prete, sbattendosi il fazzoletto sul petto per togliervi il tabacco, — ecco don Predu. Meno male, avremo un po’