Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/90

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per mantenere il ragazzo: prenderete denari da Kallina, il demonio l’affondi. Venderete il podere. Ricordati che lo voglio io. Se non mi avverti a tempo, se farete come altre volte che invece di vendere a me per il prezzo giusto avete venduto a metà prezzo agli altri, bada, ti avverto, Efisè, ti taglio le canne della gola. Sei avvertito.

L’uomo, dietro, ansava, oppresso da un peso ben più grave della bisaccia di cui don Predu aveva voluto liberarlo.

— Dio, Signore! perchè parla così, don Predu? Come un nemico delle sue povere cugine?

— Al diavolo le cugine e la loro testa piena di vento! Son loro che mi han trattato sempre da nemico. E nemico sia. Ma tu ricordati, Efix: il poderetto lo voglio io....

Il martirio durò tutta la strada, finchè Efix, stanco più che avesse viaggiato a piedi, scivolò dalla groppa del cavallo e tirò giù la bisaccia.

Entrando nel recinto rivide la solita scena: le sue dame sedevano sulla panchina con le mani in grembo, Kallina filava, coi piedi nudi entro le scarpette a nastri; nell’interno delle capanne le donne sedute per terra bevevano il caffè, cullavano i bimbi, e sull’alto del belvedere, sullo sfondo del cielo dorato la figura nera di prete Paskale salutava col fazzoletto turchino.