Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/104

Da Wikisource.
94 cattive compagnie


nato sotto la tettoia, cominciò ad abbaiare in modo spaventoso. Juanne non aveva preveduto questo. Come fare? Ricordò che sapeva i verbos, parole magiche per far tacere i cani; provò a recitarli, ma il cane raddoppiava i suoi urli selvaggi. Allora egli si levò le scarpe e si buttò per terra, dietro una catasta di legna, fingendosi morto. A poco a poco il cane parve calmarsi; abbaiava solo di tanto in tanto.

Juanne pensava ad Oja, sempre più turbato e sempre più deciso a tentare tutti i mezzi per averla.

Ogni minuto gli sembrava un’ora; fuori, nello spiazzo, la gente rideva e ballava; si sentivano grida e canti e il suono triste di una fisarmonica. All'ultimo splendore del crepuscolo si fuse il chiarore dei fuochi; nubi di fumo rossastro, scintille, foglie ardenti, lembi rossi di nastri e di fazzoletti che sembravano fiammelle arrivavano fino al cortile; e l'inquietudine del cane pareva causata da quest’insolito spettacolo.

Oja riaprì la porta della cucina, ma non uscì fuori; Juanne non si mosse.

Finalmente ella uscì e sedette sullo scalino della porta; trasse il rosario e cominciò a pregare; sulle prime bisbigliava, come parlando sottovoce a un essere invisibile, poi si