Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/13

Da Wikisource.

Solitudine! 3


come piccole piramidi nere sullo sfondo chiaro della spiaggia.

Del suo sogno non rimaneva che la bisaccia, filata e tessuta da Pottoi. Egli cercò di riaddormentarsi, ma ad un tratto, tra il fruscio ininterrotto delle onde, sentì un grido lamentoso. Da prima il grido parve venire dal mare; poi tacque, ricominciò dietro le piramidi nere, cessò di nuovo, risonò ancora in lontananza, fra le macchie e le paludi.

Sebiu trasalì; ma poi si ricordò che la primavera s’inoltrava.

— È il cuculo! — pensò.

Si riaddormentò e ricominciò a sognare. Gli pareva d’essere vicino alla stazione ferroviaria del suo paese; sentiva il rombo del treno in arrivo, e fischi prolungati, stridenti, suoni di campane, di martelli, rumori di catene, dei quali l’eco ripeteva la vibrazione metallica. Ma invece del treno arrivò il veliero che ogni lunedì caricava il carbone a cala Delunas. I marinai, neri come zingari, fissavano gli occhi lucenti sul volto del guardiano e facevano smorfie oscene. Egli si svegliò ancora di soprassalto.

La luna tramontava sul mare d’un grigio violaceo, rossa come una falce insanguinata.

Ancora stordito e disgustato dal sogno, il