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Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/134

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124 cattive compagnie


— Ho bisogno d'un servetto: ma d'un servetto fidato, docile, malleabile. Ne farei un abile pastore: gl'insegnerei a fare il formaggio come lo fanno in continente.

Zio Ballòre sorrise con disprezzo.

— Che bisogno abbiamo di fare il formaggio come lo fanno in continente? È forse mal fatto il nostro formaggio? Ad ogni modo, figlio mio, io non posso favorirti; i mie figli non sono docili, non sono nati per fare i servi....

Miale guardò verso il gruppo dei fanciulli, poi sollevò gli occhi e vide, nello sfondo della cucina, la figura alta e svelta di Ballòra.

Ella aveva ripreso il suo fuso e filava, e quando le zie non la guardavano, fissava avidamente gli occhi sul viso dello straniero.

Miale era bello e lo sapeva, ma non per questo gli sguardi di una donna, specialmente giovane e bella come Ballòra, lo lasciavano freddo. Inoltre egli sapeva che i compaesani di Ballòra pretendono che le loro donne non guardino gli uomini degli altri paesi: tanto più gli sguardi avidi e arditi della bella filatrice lo eccitavano. Anche lui cominciò a guardarla.

— No, — riprese zio Ballòre — non siamo nati per fare i servi. Poveri sì, ma padroni in