Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/153

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LA LEPRE.

In mezzo ad un’isoletta, che a sua volta emergeva in mezzo ad un fiume larghissimo, splendeva un piccolo lago d’argento verdognolo, o meglio uno stagno circondato di pioppi e di salici, di cespugli di gaggia selvatica, di erbe alte, carnose e vellutate, fiorite di strani girasoli violacei. Riflessa da questo piccolo stagno, la natura circostante pareva più bella e fantastica, come nell’opera di un artista.

Di giorno lo sfondo del cielo autunnale, con le sue tinte cangianti e le sue nuvole capricciose; di notte la grande luna rossastra, le stelle vivissime, i fantasmi tremuli dei pioppi, riprodotti dallo specchio profondo del lago, davano al luogo un aspetto romantico.

Il cacciatore che aveva lasciato il suo canotto sull’orlo fragile dell’isoletta deserta, e aveva segnato sulla sabbia vergine le sue orme