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Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/167

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Cattive compagnie 157


Eppoi lo zio vescovo mi ha concesso la nipote a certe condizioni! Se farò ancora qualche sciocchezza lo zio mi riprenderà la sposa.

Egli scherzava, ma Pasqua aggiunse seria:

— Eh, mio zio è un uomo energico. Egli farà di peggio.... se tu non terrai le tue promesse!

— Qual peggior cosa di quella di togliere una bella sposa al proprio sposo? — domandò galantemente il vecchio, mentre beveva l’un dopo l’altro i bicchierini di liquore che Pasqua gli versava; poi aggiunse: — del resto, basta evitare le cattive compagnie. Sono queste che rovinano l'uomo. Tante volte pare sia il diavolo stesso a incarnarsi in un cattivo compagno: egli non ha pace finché non vi ha rovinato. Io mi chiamo Andria Decherchi: son vecchio, sono sdentato, ma posso assicurarvi che non mi sono fatto mai imbrogliare dai cattivi compagni. Via! via! I cattivi compagni io li ho sempre allontanati da me come si allontana il diavolo.

— Intanto s’avvicinava l'ora della colazione. I due giovani sposi vollero mangiare in camera, e invitarono il vecchio. Ma egli disse che aveva già pronta la sua colazione e domandò solò il permesso di far compagnia ai suoi nuovi amici.

— Ma con piacere!