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8 cattive compagnie


consisteva tutto nella bisaccia stesa per terra, in una brocca e in un cestino di canne deposto sopra una pietra.

Il ferito gemeva, con un lamento così rauco e ansante che Sebiu ne provava davvero pietà; tuttavia, quando ebbe finito di accendere il fuoco e si volse, questi non potè fare ameno di ridere. Il frate stringeva fra le mani la sua barba e i suoi capelli: pareva se li fosse strappati in un impeto di dolore, e ancor prima che l’altro si fosse rimesso dàlia sorpresa, li buttò sul fuoco. Sotto il grosso batuffolo grigio e nero la fiamma s’abbassò, poi divampò più alta; un odore di peli bruciati si sparse fino alla spiaggia.

Sebiu rideva come un bambino. Il frate s’inginocchiò e cominciò a levarsi la tonaca.

— Aiutami, figlio mio.... Brucia anche questa: se no.... se no.... Sono un uomo morto, figlio mio....

— Malanno! Non ti vorrei per padre! — pensò il giovine: ma cessò di ridere, e lo aiutò a spogliarsi della tonaca, levandogliela su per la testa, come una camicia. Allora, al posto del misterioso frate apparve un paesano, vestito con un costume nero da vedovo. Era vecchio, sbarbato e calvo: la bocca livida e rientrante e le guancie infossate parevano quelle di un cadavere.