Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/17

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Solitudine! 7


dali calzava certe scarpette di feltro che Sebiu aveva veduto agli uomini di Oliena, fece alcuni passi: ma d’un tratto parve inciampare e cadde, lamentandosi con un gemito selvaggio.

Il guardiano, vinto da un impeto di pietà, non pensò ad altro che ad aiutarlo.

Lo aiutò, lo sollevò; e sentì che la tonaca del frate era tutta umida. Istintivamente si guardò le mani e le vide macchiate di sangue.

— Uomo, siete ferito! Dove andate, che siete mezzo morto? — gridò, asciugandosi la mano con la falda della giacca. — Dove siete ferito? Qui, al fianco?

— Sono caduto.... No.... Là.... Uno sconosciuto mi ha ferito.... Venivo da Bitti.... Mi hanno rubato la bisaccia.... tutto.... Erano due.... no, tre....

— Abbiamo capito; siete frate come lo sono io. Be’, non importa; siamo cristiani entrambi.

S’erano intanto riavvicinati alla capanna. Il guardiano sorreggeva il frate che batteva i denti e pareva dovesse di nuovo cadere: lo aiutò ad entrare, a sedersi sulla bisaccia di lana; poi diede fuoco ad alcune fronde di lentischio ammucchiate sopra la cenere del focolare.

La fiamma crepitante illuminò la piccola capanna conica, tanto stretta che i due uomini ci stavano a mala pena, e il cui arredamento