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Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/16

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6 cattive compagnie


corse incontro; il frate si fermò e lasciò cader la tonaca sulle gambe nude: tremava e batteva i denti, e disse con voce debole e ansante:

— Dio sia lodato. Dov’è la strada?

Prima di rispondere Sebiu lo squadrò da capo a piedi.

A prima vista, al chiarore equivoco della luna, il frate sembrava un uomo ancora giovane e vigoroso; ma a guardarlo bene, fra il nero dei capelli abbondanti e il grigio della lunga barba, il poco di viso che si vedeva, vale a dire la fronte rugosa, gli occhi infossati e il naso schiacciato e molle, dava l’idea d’una maschera di cartapecora, gialla e pesta.

Sebiu, che aveva fatto molti mestieri e si credeva un giovinotto furbo, capì immediatamente che si trattava di un uomo travestito, forse un malfattore in fuga inseguito dopo un crimine.

— Lodato sia Dio! — disse con voce ironica. — E che cercate da queste parti?

— Ho smarrito la strada. Sono andato giù fino al mare.... Cristiano.... cristiano.... dov’è la strada?...

— Eccola, dietro il carbone: è la strada dei carri, che va fino allo stradale di Siniscola. Senza dir altro il frate, che invece di san-