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mente ricordava le parole del dottor Suelzu a Lia:

“Tutti i malati come Maria Comita devono morire; l’opera più pietosa che uno possa fare è di ucciderli„

E gliel’aveva uccisa, la sua povera creatura! Egli rivedeva la disgraziatissima fanciulla, pallida, con le palpebre azzurre e la bocca sorridente: senza dubbio la medicina data dal dottor Suelzu era la polvere dell’erba sardonica. Maledetto, maledetto! Che fare, adesso? Denunziarla? Denunziare la fattucchiera? Denunziarsi? Andrebbero tutti e tre all’ergastolo o al manicomio. Quest’idea lo fece rabbrividire; aprì gli occhi, scosse la testa.

La donna gli posò una mano sulla spalla.

— Pazienza, vecchio. È stato un errore; ma tutta la nostra vita è un errore.

— Vattene! — egli urlò.

È chiuse di nuovo gli occhi e si mise a gemere:

— Povera, povera! Tu sorridevi, anima mia bella: ti hanno dato la polvere dell’erba sardonica che fa morire ridendo....

Poi, sembrandogli di vedere la figura strana del dottor Suelzu, gridò, stringendo i pugni:

— E a te, assassino, a te, pazzo, chi te lo dà il veleno?