Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/23

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Solitudine! 13


E poichè già sentiva i passi del cavallo del sorvegliante si decise: con un lapis scrisse alcune parole sotto l'indirizzo della cartolina, la ripiegò, la chiuse entro una busta sgualcita e la indirizzò:

Alla famiglia del signor Onofrio Sanna

Suelzi.

Poi uscì e andò incontro al sorvegliante.

*

Il sorvegliante era un ometto calvo, rosso in viso; per un tic nervoso ammiccava continuamente con uno dei suoi occhietti verdi. Vestiva in costume, ma aveva modi signorili. Sebiu lo considerava come un uomo colto e furbo, tuttavia riuscì a distrarlo, tirandoselo appresso di qua e di là per la spiaggia, senza mai lasciarlo avvicinare alla capanna, mentre l'ometto si divertiva a stuzzicarlo, parlandogli di Pottoi e scherzando a proposito della loro forzata separazione.

— Ieri è stata a messa, — diceva, e col suo continuo ammiccare pareva accennasse a sottintesi maliziosi. — Sta molto meglio: è bella e fresca come un fiore. Persino il vicario; nel celebrare la messa, si volgeva a guardarla.